di Dora Vedova

Nato nel 1987, il SIEL (Salon International de l’Edition et du Livre) è diventato ormai un appuntamento annuale fisso: quella svolta dall’8 al 18 febbraio 2018 è stata la sua 24esima edizione.

Il Salone ha luogo nel Palazzo delle fiere e delle esposizioni di Casablanca, ed è patrocinato dal Ministero della cultura e della comunicazione. Nella stampa locale le indicazioni si fanno sempre più minute, dal nome della via, rue Tiznit, fino a un familiare “di fronte alla moschea Hassan II”, a indicare quanto l’evento – di rilevanza nazionale e internazionale – si sia radicato nella vita culturale della città.

L’edizione di quest’anno ha riscontrato un sensibile aumento di pubblico, con un’affluenza quasi raddoppiata rispetto a quella dell’anno scorso. A dare impulso all’impennata pare sia stata in particolare la presenza di scolaresche provenienti da tutto il Paese che però, e qui si è sollevata una piccola polemica, nei molti spazi dedicati alla letteratura per l’infanzia invece dei libri hanno trovato quaderni da colorare o, peggio, una serie di gadget e giocattoli. Attori e comici li hanno poi intrattenuti con spettacoli che non sempre c’entravano coi libri…

A parte questa nota di “colore”, intorno al Salone ruotano di fatto moltissimi eventi culturali: ci sono state diverse rubriche dedicate alle interazioni letteratura-cinema, letteratura-fotografia e letteratura-serie tv, proiezioni di film, molti dei quali per bambini, letture di racconti e poesie, incontri letterari e più latamente artistici, dibattiti, tavole rotonde, serate a tema, presentazioni delle novità editoriali.

Il Marocco è un Paese, o meglio un reame, in cui si parlano e si incrociano quotidianamente lingue diverse, dall’arabo marocchino al berbero (tamazight), al francese, all’inglese. Tutte queste lingue sono state rappresentate in modo proporzionale all’uso nei vari espositori del Salone, a dimostrazione del fermento e dello scambio culturale.

Tra i momenti forti c’è stata la cerimonia di premiazione dei vincitori del Premio Ibn Battuta per la letteratura di viaggio, centrata quest’anno sull’incontro tra Oriente e Occidente: uno sguardo filosofico sul tema vecchio come il mondo del Sé e dell’Altro e della loro interazione. I cinque autori premiati nelle cinque sezioni hanno parlato di esilio e di conoscenza di sé proprio grazie all’immersione nell’alterità. C’è stata poi la serata Argana per l’assegnazione dell’omonimo Premio Internazionale di poesia al poeta tuareg nigeriano Mohamadin Khawad.

Presenti al Salone sono stati molti intellettuali, filosofi, romanzieri e poeti provenienti da tutto il mondo arabo e non solo, a partire dai nomi più conosciuti come il vincitore saudita del Premio Booker del libro arabo Mohamed Hassan Alouane, il poeta romanziere e traduttore marocchino Abdellatif Laâbi una delle voci più impegnate per il rinnovo culturale del Maghreb (pagato con anni di esilio), ma anche figure emergenti come la poeta marocchina Soumaia Mejtia la cui forza e violenza di espressione fanno pensare direttamente a Baudelaire.