di Dora Vedova

Uno dei libri protagonisti dell’estate francese è stato, per l’appunto, Le polar de l’été (letteralmente: Il giallo dell’estate), ma attenzione: il primo depistaggio è in copertina. A dispetto del titolo infatti, non si tratta di un giallo – anche se dal poliziesco mutua vari tratti –, bensì di un romanzo divertente e profondo su un viaggio alla ricerca di un libro che riporta il protagonista ai tempi dell’infanzia e della giovinezza.

L’autore, Luc Chomarat, non è nuovo a questi qui pro quo. Aveva esordito a soli 22 anni con un romanzo subito notato dalla critica, che gli era valso l’inserimento tra i primi 50 scrittori di gialli, anche se quel romanzo, a detta sua, di giallo aveva ben poco. Dopo una pausa di circa 30 anni dedicati alla professione di pubblicitario, torna a scrivere romanzi, meritandosi peraltro il Grand prix de littérature policière nel 2016. Il fatto è che per Chomarat le etichette sono secondarie, non scrive mai attenendosi strettamente a un genere, ma visto che poi finisce sempre per essere catalogato sotto il segno del giallo, allora tanto vale cavalcare l’equivoco. È così che nasce l’idea di Le polar de l’été.

«Nei gialli o nei polizieschi ricorre una figura classica in cui il protagonista insegue un oggetto mitico, una specie di Graal… Ho pensato che sarebbe stato divertente un personaggio che corresse dietro al romanzo stesso»1.

Il protagonista, che un po’ assomiglia al nostro autore, è uno scrittore di gialli poco affermato. Durante l’estate si trova al mare con gli amici e la sua famiglia riunita, coi figli avuti distrattamente da due donne diverse e, mentre un’accesa discussione sulla letteratura tiene occupata la compagnia, si astrae guardando intorno a sé la gente assorta nelle letture da spiaggia. Viene quindi colto da un’allucinazione: si ritrova ragazzino nella grande biblioteca del padre ormai scomparso e focalizza un poliziesco erotico pulp degli anni ’60 che allora lesse con avidità e ammirazione. Nella visione ricopia il testo parola per parola, il libro esce ed è un successo.

copertina di Le polar de l’été, di Luc Chomarat (La manufacture de livres, 2017)

Lo scrittore si mette così alla ricerca del “suo” libro, che non trova nemmeno sul web. Lascia spiaggia e vacanze, e febbrile si precipita verso la casa paterna, dove scopre che la madre l’ha prestato a chissà chi, forse al prete…

Sulle tracce del libro, si imbatte in tutti i personaggi a cui è passato tra le mani, e in questo percorso svanisce lentamente il suo puerile desiderio di gloria: essere l’autore dell’agognato giallo dell’estate, del best seller divorato dalle donne che si abbronzano rivolgendo al sole il loro lato B. Da uomo immaturo e superficiale qual è – una specie di sonnambulo trascinato dagli eventi – prende finalmente contatto con la realtà, interrogandosi sul suo ruolo di figlio e di padre.

La ricerca di un libro che voleva plagiare per pigrizia diventa un pretesto che dà luogo a riflessioni letterarie ed esistenziali, spesso disincantate, in un tono pungente, malinconico e stravagante. Senza dubbio il miglior (non) giallo dell’estate.

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1Per la fonte del virgolettato riportato in questo articolo si veda l’intervista del 22 giugno 2017 Luc Chomarat: “Le polar de l’été, ce livre que tout le monde lit, est un objet magique qui n’existe pas”.