di Dora Vedova
Michel Foucault è un nome di gran peso e reverenza nel mondo accademico e intellettuale, non solo per le sue analisi penetranti e innovative di temi prima di lui mai toccati, ma anche per la partecipazione e l’impegno ai fatti del suo tempo.
Filosofo, sociologo, storico, accademico e saggista, il suo approccio si fondava sulla commistione dei saperi, perché le questioni sociali, etiche, politiche o filosofiche non possono esulare dalle altre. Uno studioso dell’eterogeneo e dell’eclettico che con particolare acume riusciva a individuare i punti di contatto e di interrelazione tra temi apparentemente distanti, scavando a fondo per arrivare alle radici storiche dei fenomeni e delle loro interpretazioni sociali, da cui la nomea di “archeologo dei saperi”.
Con questo procedimento studiò fenomeni come il potere e la follia, analizzando il labile confine tra natura, società e politica attraverso le organizzazioni sociali come carceri, ospedali e scuole, e spaziando tra campi diversi, con rimandi, tra gli altri, a linguistica, biologia ed economia.
Tra le sue opere più importanti ricordiamo: Storia della follia nell’età classica (1961), Nascita della clinica (1963), Le parole e le cose: un’archeologia delle scienze umane (1966), L’archeologia del sapere (1969), Sorvegliare e punire (1975).
Michel Foucault muore a 57 anni, nel 1984, nel pieno della sua attività. A partire dal 1976 stava lavorando al tema della sessualità, su cui aveva pubblicato tre dei quattro volumi che formano la Storia della sessualità, suddiviso in La volontà di sapere (1976), L’uso dei piaceri (1984), La cura di sé (1984). L’ultima parte, Les aveux de la chair (Le confessioni della carne), non andò mai in stampa, sebbene le bozze fossero state consegnate all’editore Gallimard già nel 1982, senza note.
Attraverso l’analisi e la storia della sessualità, Foucault intendeva elaborare una più vasta analitica del potere. Dopo aver criticato l’ipotesi del potere come repressione, secondo cui il desiderio sarebbe stato represso dalla società borghese, Foucault passò alla “prospettiva genealogica”, che individuava nelle dottrine greco-latine lo sviluppo della tecnica di vita in cui inizia il discorso sulle pratiche sessuali allo scopo di controllarle.
Les aveux de la chair affronta il discorso sulla sessualità nelle sue radici patristiche (ovvero cristiane), che sarebbero a loro volta una rielaborazione delle discipline degli antichi greci e romani sulla verità e la cura di sé; il testo mostra come le tecniche politiche di controllo e normalizzazione della vita (in particolare sessuale) siano state tramandate nel tempo – con le opportune variazioni – fino a noi.
Rimasto inedito per ben 36 anni, all’inizio di febbraio 2018 il volume viene infine pubblicato. La lunga attesa è dovuta alle volontà di Foucault che, già malato, aveva espressamente chiesto: «Niente pubblicazioni postume», «Non fatemi lo scherzo di Max Brod con Kafka». Di qui la riflessione se fare un torto al filosofo o ai suoi tanti ammiratori, lettori, studiosi.
Gallimard ha deciso di pubblicare il volume così com’era stato consegnato da Foucault, senza note né apparato critico: lo stato molto elaborato di quest’ultima opera potrebbe rappresentare il cuore stesso del suo pensiero.