di Davide Rocco Capalbo

In Inghilterra è in partenza da quest’anno un nuovo programma che ha l’obiettivo di monitorare la rappresentazione delle diverse etnie nei libri per ragazzi. È un tema di cui si parla da anni, non solo in Inghilterra: più o meno in tutto il mondo occidentale i personaggi dei libri per ragazzi sono bianchi, così come i loro autori.

Per normalizzare la situazione – per fare in modo, cioè, che la rappresentazione delle minoranze etniche nei libri per ragazzi corrisponda un po’ di più alla diversità dei giovani lettori – ciò che mancava erano dei dati. L’Arts Council England, in collaborazione con il Centre for Literacy in Primary Education, porterà avanti dunque due studi volti a monitorare la presenza di minoranze nei libri e tra gli autori.

Ci si aspetta un rapporto simile a quello che da decenni negli Stati Uniti viene fatto dalla University of Wisconsin-Madison: rilevare la presenza, ancora molto sproporzionata, di personaggi e autori di colore nella letteratura per ragazzi. Stando all’ultimo rapporto della University of Wisconsin-Madison, su 3400 libri per ragazzi pubblicati nel 2016, solo 287 parlavano di africani o afroamericani, 169 erano i libri sui latinos e solo 55 quelli sui nativi americani.

La rappresentazione delle minoranze etniche non è solo una questione numerica: non basta, cioè, creare personaggi “etnici”. È un problema che presenta una varietà di sfumature che riguardano anche la qualità della rappresentazione. L’assenza, o la carenza, di minoranze etniche nei libri per ragazzi, o una loro rappresentazione distante dalla realtà, può avere effetti molto concreti sul modo in cui i ragazzi vedono se stessi e il mondo che li circonda, e la relativa scarsità di autori non-bianchi, o ad esempio la loro sistematica esclusione da premi importanti che ha fatto discutere molto l’anno scorso gli inglesi (e a quanto pare protestare è servito a qualcosa), può avere un impatto sulle aspirazioni artistiche dei più giovani: se adeguatamente rappresentati, potrebbero essere molto più motivati a diventare un giorno anche loro autori o illustratori, rispetto a quanto accade in un mondo in cui chi fa libri e vince premi letterari è prevalentemente bianco.

Per questo ACE e CLPE sono coscienti che i rapporti prodotti saranno un’utile fotografia della realtà, ma sanno anche che a partire dai dati raccolti bisognerà poi dialogare con autori ed editori.