di Dora Vedova
Sentinelles de la nuit è il bel titolo evocativo che raggruppa quattro inediti di Silvina Ocampo, tra frammenti, note, appunti di scrittura. Fresco di traduzione per le Éditions des femmes-Antoinette Fouque, è un libricino di 136 pagine interessanti, curiose, misteriose. La prefazione è di Ernesto Montequin, editore argentino e studioso della Ocampo.
Silvina Ocampo (1903-1993) è stata una scrittrice e poeta argentina che col tempo si è guadagnata un posto importante nella letteratura. Nata in una famiglia di artisti dell’alta borghesia, ha goduto di una formazione europea di ampio respiro. Insieme alle sue sei sorelle, aveva a disposizione insegnanti francesi, inglesi e italiani oltre che argentini. Da ragazza si sposta a Parigi per studiare l’arte che all’epoca era territorio esplorativo dei surrealisti, la cui influenza rimarrà impressa nella sua scrittura successiva.
La vita di Silvina Ocampo è costellata di importanti amicizie. Frequenta nel suo periodo artistico Giorgio de Chirico e Fernand Léger, suoi maestri di disegno e pittura. Di ritorno in Argentina, decide di seguire l’inclinazione alla scrittura e grazie all’attività della sorella maggiore Victoria Ocampo – fondatrice di Sur, rivista letteraria cosmopolita e poi casa editrice di avanguardia – avrà modo di pubblicarvi le sue opere e di frequentare scrittori del calibro di Jorge Luis Borges e Adolfo Bioy Casares; quest’ultimo diventerà poi suo marito.
Senz’altro influenzata dagli amici scrittori, Ocampo ha tuttavia sempre mantenuto una sua identità distinta per la diversa sensibilità femminile e intrinsecamente femminista (un femminismo di fatto più che declamato). Nei suoi racconti e poesie campeggia sempre il fantastico, su cui ha redatto un’antologia col marito, e per il cui tramite si è legata di amicizia col nostro Italo Calvino, che ha molto spinto per pubblicarla in Italia con Einaudi.
In Sentinelles de la nuit emerge imponente il rapporto con la notte e il sogno. Il titolo della raccolta è preso dal corpo principale che raccoglie gli scritti più intimi e cari alla scrittrice. Si può leggere come una sorta di diario notturno su cui ha annotato il frutto delle insonnie, «La veglia è la sfinge del sogno» recita una nota. Le influenze surrealiste e freudiane sono evidenti: distorsioni, allucinazioni, irrealtà, metamorfosi, sdoppiamenti, riflessi, giochi di specchi, labirinti, mostruosità, l’inversione perversa infanzia-adulti. Un universo onirico di difficile interpretazione. Pare che Ocampo non amasse rilasciare interviste sul suo lavoro letterario e non hai mai voluto dare spiegazioni o indicazioni per l’interpretazione della sua opera, che rimane dunque aperta alle libere associazioni del lettore.
La sua scrittura è ironica, caustica e umoristica; affonda le radici in una grande immaginazione, ma è spesso attraversata dall’angoscia e dall’ossessione della morte. Ne è testimone l’inquietante citazione scelta da Montequin dalla poesia inedita in Francia (e Italia) Le hablo al sueño (Parlo al sonno):
¿Por qué no dormiré?
Porque en la oscuridad
hay ubicuos ejércitos
que llegan de mi infancia
[Perché non potrei dormire?
Perché nell’oscurità
ci sono ovunque eserciti
venuti dal fondo della mia infanzia.]