di Dora Vedova
Riad Sattouf è nato nel 1978 a Parigi, dunque potremmo dire che è francese. Ma essendo suo padre siriano, ha passato gran parte dell’infanzia tra Libia e Siria. Aver vissuto in paesi con culture tanto diverse gli è valsa da adulto la fortuna di avere un pozzo di esperienze da cui attingere per quello che è diventato il suo mestiere in Francia: il fumettista. Tra “farlo” ed “esserlo” Riad Sattouf non ha il minimo dubbio, lo è! Tanto che in un’intervista, alla domanda se si sentisse più francese o siriano, ha risposto scherzando (ma non troppo) di aver lasciato perdere questo genere di distinzioni complicate e di aver trovato la sua vera patria nel mondo del fumetto, con capitale Angoulême.
Al Festival internazionale del fumetto di Angoulême, peraltro, Sattouf ha già avuto vari riconoscimenti – tra cui due Fauve d’or, il premio maggiore – così come in molte altre manifestazioni e riviste. L’agio che gli dà il titolo di fumettista ha cancellato gli aspetti più ingrati del suo carattere, come l’imbarazzo di essere timido, soprattutto con le donne, di non saper cosa dire in situazioni sociali o come comportarsi alle feste.
Il suo tema preferito sono i giovani, e ne racconta le avventure facendo riferimento alla sua esperienza. Dal 2004 al 2014 pubblica ogni settimana una striscia de La vie secrète des jeunes (La vita segreta dei giovani) su Charlie Hebdo, in cui riporta aneddoti sui ragazzi che osserva, il loro linguaggio, l’accento della periferia, la grafia degli sms. Parallelamente, a partire dal 2006 lancia una serie tragicomica, incentrata sul personaggio macho e ambivalente di Pascal Brutal, pubblicato anche in Italia. Per un totale di 4 volumi.
Attualmente, insieme ad altre attività, tra cui quella di regista – nel 2010 ha ricevuto un César per Il primo bacio –, sta lavorando a due altre serie: L’arabo del futuro, di cui si attende forse l’ultimo tomo, e Les cahiers d’Esther.
L’arabo del futuro, i cui primi due tomi sono editi in Italia per Rizzoli Lizard, è il più autobiografico dei suoi lavori, trattandosi del racconto della sua infanzia passata in Libia e Siria. Sattouf è un patito dei fumetti, ma ha sempre amato leggere soprattutto storie di vita vera, così come ama a sua volta scrivere per i lettori interessati alle storie vere. L’arabo del futuro vuole essere anche questo, uno scorcio di vita vissuta, una testimonianza socio-culturale di realtà lontane da quella occidentale raccontate da un punto di vista interno.
Con Les cahier d’Esther, infine, cambia sicuramente il punto di vista: Esther è una bambina – davvero esistente, figlia di amici dell’autore – che una sera l’ha stupito parlando con nonchalance e pertinenza dei fatti della vita, nella fattispecie, dei fatti di scuola: amiche del cuore, bambini maschi scalmanati e fratello da tenere a bada con senso di superiorità.
Sattouf ha subito pensato che gli sarebbe piaciuto scrivere un fumetto su di lei, e così ha fatto. Sono diventati amici e si sentono spesso, soprattutto tutte le volte che Sattouf abborda un nuovo episodio. Il suo parere di bambina che ha le idee chiare su parecchie cose (a differenza di com’era lui da piccolo) è una vera manna, un’occasione per capire quel mondo femminile che da ragazzino (e forse ancora adesso) gli pareva così incomprensibile. Ad oggi ha pubblicato due volumi, rispettivamente per i 10 e gli 11 anni di Esther. L’idea è di arrivare fino ai 18.