Rispetto alle precedenti generazioni di scrittori, i giovani romanzieri americani di oggi non hanno molta voglia di raccontare l’America e gli americani in voluminosi romanzi con la parola America nel titolo.
Il Grande Romanzo Americano, sempre anelato e sempre sfuggente, forse non lo leggeremo mai, ma da sempre gli scrittori americani, cercando di scriverlo, sfornano almeno un grande romanzo che è anche rappresentativo di un’epoca, di un’amministrazione, da Corri, Coniglio di Updike negli anni di JFK, alle Correzioni di Franzen del 2001.
Cosa resta, ora, dell’epoca Obama nella letteratura americana? Gli Stati Uniti, superati il pantano della guerra in Iraq e la crisi economica del 2008, si sono molto ridimensionati a livello globale. Sicuramente le incertezze politiche, sociali ed economiche si avvertono anche nel sentire degli scrittori, che prediligono tematiche meno impegnate e più personali.
Solo un autore, tra i ventuno indicati da Granta come i migliori giovani scrittori americani, scrive di temi americani: Mark Doten. Ancora inedito in Italia, sta scrivendo un romanzo intitolato Trump Sky Alpha, il cui protagonista è il presidente Trump, mentre il suo romanzo d’esordio, The Infernal (2015) racconta, tra satira e reportage, il post-11 settembre con le voci dei protagonisti politici e sociali dello scorso decennio: da Condoleezza Rice a Mark Zuckerberg, allo stesso Osama bin Laden.
La tendenza generale, se una se ne può individuare, è invece quella dell’autofiction, genere comprensibilmente di moda in tempi come i nostri: ciò che sicuramente resterà alla storia, di questi anni, sarà l’esplosione dei social network, che non sono altro che autofiction anch’essi. Campione di autofiction è Ben Lerner, indicato tra l’altro come la voce più interessante della sua generazione. Non che l’autofiction sia una novità: il termine è stato coniato negli anni ’70 e tra gli esponenti illustri del genere possiamo citare John Fante e Bukowski; però Ben Lerner scrive storie che spesso hanno per protagonista un giovane scrittore di nome Ben, ecco.
Autofiction a parte, però, sembra che ciascuno dei giovani scrittori americani selezionati da Granta si sia ritagliato la sua nicchia e segua un percorso artistico del tutto indipendente dagli altri. Rispetto ai loro predecessori, che spesso erano amici (Jonathan Safran Foer e Nicole Krauss addirittura sposati) e si confrontavano tra loro, i nuovi scrittori del 2017 non fanno neanche gruppo.
Si va dal realismo di Emma Cline agli esperimenti anche grafici di Jesse Ball. C’è chi ci prova a essere un po’ più tradizionale e scrivere il Grande Romanzo, come Garth Risk Hallberg o Yaa Gyasi; molti altri, invece, fanno di tutto per discostarsi dalla tradizione, alla ricerca di nuove forme di scrittura e nuove forme di soddisfazione per il lettore.
Non c’è una sola letteratura americana, oggi, ma molte letterature, e soprattutto, come spesso accade in periodi storici difficili, molta avanguardia.