21 settembre: Giornata Internazionale della Bibliodiversità
di Dora Vedova
Nell’era della globalizzazione si rischia l’omogeneizzazione delle idee anche in campo editoriale. Nel grande mare dei media uniformanti, gli editori-pesci-grandi fanno man bassa degli editori-pesci-piccoli. In questa pericolosa situazione predatoria, ai pesci piccoli non resta che organizzarsi e far fronte insieme alle insidie della legge di mercato, così poco versata alla cultura.
Tutto ha inizio verso la fine degli anni ’90, quando un gruppo di editori indipendenti cileni si corpora negli “Editores independientes de Chile” e conia il termine bibliodiversidad. La bibliodiversità, ispirata alla nozione di biodiversità, è la diversità culturale applicata al mondo del libro e fa riferimento all’indispensabile diversificazione della produzione editoriale da offrire al lettore.
In un clima entusiastico da Internazionale Socialista, il principio della bibliodiversità viene sostenuto a partire dal 2002 dall’Alleanza Internazionale degli Autori Indipendenti, che conta oggi 400 editori firmatari da tutto il mondo.
Una nutrita rappresentanza riunita a Città del Capo ha elaborato l’ultimo manifesto politico nella Dichiarazione Internazionale degli Editori Indipendenti 2014, diffusa in varie lingue, tra cui l’italiano.
L’Italia infatti contribuisce alla bibliodiversità grazie ad associazioni quali Fidare (Federazione Italiana degli Editori Indipendenti) e Odei (Osservatorio degli Editori Indipendenti) e a sempre più frequenti iniziative in tutta la Penisola.
Fondamentale nel Manifesto è la necessità di un intervento della politica che tuteli l’editoria indipendente con un’equa regolazione fiscale, permettendole così di sopravvivere alla “concentrazione editoriale”. Nonostante i grandi gruppi concorrano alla varietà dell’offerta editoriale con la loro massiccia produzione di libri, il concetto di bibliodiversità resta infatti strettamente legato alla produzione degli editori indipendenti. Questi garantiscono pluralità e diffusione delle idee grazie all’equità e libertà di espressione, minacciate dalla sovrapproduzione e dalla concentrazione di capitali che portano alla supremazia di pochi e alla ricerca di profitti elevati a discapito dei contenuti.
Tutta la filiera editoriale è importante per la salvaguardia della bibliodiversità: solo se uniti – editori, librerie e biblioteche indipendenti – possono contrastare i giganti dei monopoli editoriali. Il libro è veicolo di pluralità di culture, fatte di prospettive e voci diverse, e il lettore vi deve poter accedere liberamente nella propria lingua. Di qui l’impulso alla traduzione per lo scambio culturale.
In questo terreno trovano spazio anche azioni singole, come la sfida contro Amazon della libreria giapponese Kinokuniya, che acquistando il 90% delle copie di un best seller obbliga i lettori a recarsi in libreria, o come l’impegno della femminista Susan Hawthorne che in Bibliodiversity: A Manifesto for Independent Publishing propone una nuova ecologia editoriale.
Oggi, 21 settembre, si celebra “il giorno B”: la Giornata Internazionale della Bibliodiversità. Il prossimo appuntamento per promuovere e alimentare la storia di quest’idea è la Frankfurter Buchmesse – la Fiera Internazionale del Libro di Francoforte – prevista quest’anno dall’11 al 15 ottobre.