di Dora Vedova

Giorni fa sono stata a vedere Le immagini della fantasia, la Mostra Internazionale d’Illustrazione per l’Infanzia di Sàrmede, giunta ormai alla 35esima edizione. Si tratta, per chi non la conoscesse, di una mostra di illustrazione di vocazione internazionale, fondata nel 1983 da Štěpán Zavřel, artista praghese che, dopo la fuga dal regime e qualche girovagare per l’Europa, decide di fermarsi proprio nel piccolo paese di Sàrmede, nei colli trevigiani. Il paesino si è trovato ben presto a essere un crocevia di artisti e illustratori della Mitteleuropa, fino a ospitare oggi la mostra annuale di illustratori di tutto il mondo.

Prima di iniziare la visita mi sono fermata con i miei amici all’osteria del paese, con l’intenzione di scrutare gli avventori del luogo in cerca di tratti somatici orientali. Pare infatti che, tanto tanto tempo fa, all’epoca delle invasioni barbariche, un popolo dell’Asia, i Sarmati appunto, abbia finito (un po’ come Štěpán Zavřel) per innamorarsi del posto e per piantarci le tende. Usciti dall’osteria, sul ponticello di legno che porta alla Casa della fantasia (che ospita la mostra), siamo rimasti tutti di stucco vedendo un uomo dai tratti orientali venirci incontro. Abbiamo però dovuto fare i conti con la realtà accorgendoci che non si trattava affatto di un discendente dei Sarmati, ma molto più probabilmente di un ospite giapponese, essendo la mostra di quest’anno dedicata proprio al Giappone.

Indagini fisionomiche a parte, una gita nella cornice fiabesca di Sàrmede vale la pena per non perdere la mostra che fino al 28 gennaio 2018 offre una ricca e variopinta raccolta di albi giapponesi e non solo.


Tra i vari a disposizione, appesi a un filo lungo le pareti, ce n’era uno quadrato, piuttosto sottile, che ha attirato la mia attenzione
per la delicatezza della grafica giapponese e i colori caldi con cui è resa l’atmosfera trasognata, calma, ordinata. Il ritmo dell’osservatore rallenta ed entra in sintonia con le immagini.

A una prima lettura (delle illustrazioni, perché il libro non ha nemmeno una parola) non ho colto subito la magia che conteneva. Solo a una seconda lettura, più concentrata, sono stata letteralmente risucchiata dalle immagini e dal filo della storia che si mostrava.

In una giornata invernale, sul far della sera, una famigliola esce di casa per una gita in città, tra le luci calde dei negozi addobbati per Natale, il parco e qualche fiocco di neve. A casa al calduccio, a osservare dalla finestra, resta il gatto nero che a un tratto balza giù e, in una dimensione soprannaturale, accoglie una gatta bianca con cui si accomoda in salotto a bere il tè. Quando la famigliola rientra, il micio nero è lì ad aspettarli.


La visite
(La visita) è un albo di Junko Nakamura
, illustratrice e autrice giapponese di stanza a Parigi. Uscito per le Éditions MeMo nel 2016, non è ancora stato pubblicato in Italia. È una storia nella storia cui si ha accesso solo dai disegni, dalle suggestioni offerte da misteriosi giochi di luci e ombre e da piccoli particolari da scorgere.
Un meraviglioso libro silenzioso, per fantasticare. Dove la tradizione giapponese si intreccia con quella natalizia parigina e l’animismo orientale risuona in quello immaginifico infantile.
Un libro magico, per l’appunto.

Fonte foto: Fondazione Zavrel e Junko Nakamura